venerdì 27 marzo 2009

Grazie per l’attenzione, scusate lo sfogo....




Ieri, Giovedì 26 Marzo sono andato a visitare la mostra “Ali di Dio” dell’artista Adel Abdssemed (fino al 18 Maggio) presso la Fondazione Sandretto Rebaudengo di Via Modane 16 a Torino.

Tutti i Giovedì dalle ore 20 alle 23, l’entrata è gratuita.
La mostra è curata da un “guru” del giro delle gallerie e mercanti d’arte, il noto Francesco Bonami.

Non conosco l’ammontare del “contributo” versato all’Algerino-Francese Adel, il costo della mostra, l’investimento complessivo dei “capolavori esposti” ( la Fondazione riceve contributi pubblici : apporto della Regione Piemonte, della Fondazione CRT, della Compagnia di San Paolo, della Città di Torino, della Camera di Commercio e dell'Asja Ambiente).
La fatidica domanda è: si tratta di arte o anti-arte?
Arte o provocazione?
Protagonismo o misticismo?

Mi spiego: ho visto sei video-art “Don’t trust me,” che mostrano l’uccisione (tramite un colpo in testa dato con un martello) di sei animali (pecora, cavallo, bue, maiale, capra, cerbiatto) in un mattatoio messicano: benché questa sia una pratica messicana usuale per la commercializzazione della carne, la violenza dell’immagine è sconvolgente, atroce ed è stato anche motivo di dissensi delle associazioni animaliste.

Secondo voi, l’uccisione di animali in un mattatoio diventa argomento di interesse artistico?

Avevo già espresso il mio disgusto in occasione della mostra di Guillermo Vargas un artista del Costarica, nella sua mostra svoltasi nel 2007 a Managua (Nicaragua), ha esposto un cane randagio vivo, legato con una catena e lo ha lasciato morire di fame e di sete.
L’opera era proprio questa: l’agonia della povera bestia…

(Vedere mio commento del 30 Ottobre 2007, su: http://www.artsblog.it/post/1007/far-morire-un-cane-per-arte ).

Credo che i “potenti dell’arte” siano influenzati dalle proposte di “provocazione”, dalla “trovata eclatante” ( e di poco gusto) tutto, senza badare a spese, e ancora meno al significato delle opere o al nome degli artisti……

Perché tanti artisti emergenti, o di fama “locale” anzi di provincia, non entreranno “mai” nelle “sacre stanze” della Fondazione Rebaudengo?

Forse Adel Abdessemed è un artista dal valore universalmente riconosciuto, un posto ben definito nella storia dell’arte internazionale per guadagnarsi una personale in pompa magna e lustrini a carico di Pantalone?

Grazie per l’attenzione, scusate lo sfogo....

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