lunedì 22 febbraio 2010

UNA MOSTRA D’ARTE COLLETTIVA POESIA E TEOLOGIA


DIPINTI DISEGNI E CULTURA A MAPPANO

Non dimentichiamoci che il nostro territorio racchiude in sé degli artisti veri.
Gli artisti con espressioni onnicomprensive dell’arte del bel dipingere che fa, per tanti aspetti, scuola e richiamo dell’arte italiana e che ha dato lustro al mondo intero con quella rinascita di vita costellata dal Rinascimento.

La mostra in programma comprende 19 artisti, due fotografi, tutti testimoni del nostro tempo, che fanno riferimento all’Associazione “Pittori dello Scalo.”

Spazio espositivo Sala delle Colonne del CIM Piazza Don Amerano, 1 Mappano (TO).


Espongono:

Airola Quinto
Carollo Stefania
Camele Teresa
Cambilo Ivan
Cueva Livia
Falcombello Sgrò Ada
Frola Ornella
Giulietti Roberto
Gattuso Rosa
La Porta Francesco
Martinico Salvatore
Oliveri Valeria
Pereno Ester
Privileggi Michele
Ravera Anna
Romano Giusy
Rollero Stefano
Schifano Nina
Zanni Claudio
Per la fotografia: Aldo Marsico e Barbara Penna.


Introduzione critica di Valeria Massa e Antonio Zappia.

Intrattenimento musicale al pianoforte di Andrea Grippi con accenni del repertorio classico.


L’esposizione sarà allestita nella Sala delle Colonne del Consorzio e verrà inaugurata venerdì 26 febbraio alle ore 17,30 e rimarrà aperta al pubblico fino a domenica 14 marzo.

Questa iniziativa sicuramente giova al territorio e al nostro tessuto sociale per il suo richiamo culturale vero che spesso si perde negativamente nella banalità dei “botti di fine anno”, delle “notti bianche”, delle “sagre dello spiedino”, ecc. (per fare qualche esempio) al solo scopo di mangiare, senza la necessità di quel cibo e bere fino a notte fonda.
Sicuramente anche per questo c’è l’allarmante dato statistico fornito dal linguista Tullio De Mauro che “solo il 15,9% degli italiani, oggi, sanno districarsi nella società moderna”.
Ritorna alla memoria un saggio politico cinese che diceva: “Un uomo senza cultura è come un sacco vuoto, non si regge in piedi”. Ma i “sacchi vuoti” oggi devono essere conservati, così come sono perché servono alla gran parte della politica, asservita all’altrui profitto.


Anche per queste ragioni nel corso della mostra sono in programma due significativi incontri:


Venerdì 5 marzo, ore 20,45, un incontro con la poesia dei poeti del territorio e la musica di una giovane compositrice, da lei stessa eseguita.

Versi di: Norma Beltramino, Piero Bellina, Franco Campora, Vittorio Cattaneo, Amilcare De Leo, Enzo Di Ganci, Walter Guiotto, Alfonso La Franca, Carmelo Lombardozzi, Antonio Musolino, Marzia Neggi, Franco Pappalardo La Rosa, Nino Saccà, Younis Tawfik, Rosanna Vada, Claudio Zanni, Michele Privileggi.

Musiche composte ed eseguite dal vivo da Silvia Crovesio.
Voci recitanti: Carla Jaksetich, Livio Vaschetto, Antonio Zappia




Venerdì 12 marzo, ore 20,45, un incontro sui valori della Teologia e dell’etica Cristiana con l’Emerito Vescovo di Ivrea, Mons. Luigi Bettazzi, e il “Dialogo con i lontani”.

Con il vescovo parteciperanno: don Ermis Segatti, direttore dell’Ufficio Cultura dell’Arcidiocesi di Torino, don Toni Revelli, della Comunità di recupero “Enzo B” e don Antonio Appendino, Parroco di Mappano.


“Dialogo con i lontani”. Libro di memorie e riflessioni di un vescovo un po' laico, edito da Aliberti pubblicazione 2009.

Dopo frequenti episodi di integralismo religioso, in America come in Europa, la querelle sui rapporti tra le confessioni religiose e la laicità è uno dei temi più affrontati dalla pubblicistica e dall'editoria occidentale.
Si discute del valore in sé della religiosità, dei suoi contributi per la società civile, sia in riferimento alla politica sia alla bioetica e ai cosiddetti valori morali del cittadino.
D'altronte non si dimenticano le difficoltà intrinseche al rapporto delle religioni con le società, con gli stati, con la coscienza individuale del cittadino. È di indubbio interesse e curiosità che ne parli in Italia, in piena querelle, monsignor Bettazzi, il più giovane vescovo italiano presente nel 1963 al Concilio Vaticano II di Giovanni XXIII, autore della famosa "Lettera a Berlinguer", con la quale auspicava a metà anni Settanta un rinnovato e fertile dialogo fra cattolici e laici.

Antonio Zappia, moderatore, da sempre mosso da un totale dinamismo intellettuale diventando punto di riferimento nel territorio per tutti gli appassionati di arte e letteratura e musica.
Studioso delle problematiche filosofiche fondamentali, è un difensore del pensiero democratico e dello sviluppo civile e morale.
Attualmente Consigliere Comunale Indipendente, vede la politica come arte, arte di servire! Così dovrebbe essere, ma non lo è. Egli afferma che: “i nostri politici sembrano chiusi in un limbo impenetrabile alle critiche, al malessere, alla ragione e al buon senso”. Da tempo si batte per opporsi al disastro etico-politico della nostra società.

domenica 14 febbraio 2010

Per l’ingegnere lucrose imprese in Vaticano con i soldi dello Stato.






Durante la trasmissione “Presa diretta” andata in onda il 27 Settembre 2009,



(http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-f10cea7e-5374-4f4a-9cde-01cedee93c5a.html?p=0)

rimasi allibito: milioni di euro dei contribuenti buttati per favorire il potente di turno, progetti mai realizzati ma finanziati.

Dai giornali di oggi appendo che Angelo Balducci, arrestato, presidente del Consiglio Superiore dei lavori pubblici presso il Ministero, nonché vice alla Protezione Civile di Guido Bertolaso, in virtù di una ragnatela di legami saldissimi al Palazzo Pontificio Apostolico, con il titolo di “Gentiluomo di Sua Santità” è stato il supervisore delle infrastutture giubilari e del decennale, con sistematico inserimento in eventi religiosi nelle opere della Protezione civile, compresa la Congregazione per la Evanegelizzazione dei Popoli, di proprietà del Vaticano, con sede in Piazza di Spagna proprio a fianco della famosa scalinata.

Nel 2006 lo Stato ha versato duemilioni e 500 mila euro, per la realizzazione di una pinacoteca, la “Propaganda Fide,” hanno ristrutturato il palazzo, creato appartamenti e uffici, ma la pinacoteca non c’è!

mercoledì 10 febbraio 2010

“Innamorati per l’arte”





Entri per due e paghi per uno.

Con San Valentino torna Innamorati per l’arte, la promozione ormai tradizionale dei musei italiani aperta a coppie di ogni tipo.
E quest’anno, per fronteggiare la crisi, dura un giorno di più occupando l’intero week end.
Con una campagna di stampa a tappeto, il Ministero dei Beni culturali cercherà di trascinare italiani e turisti per convincerli in ogni modo a non perdere l’occasione.

Ma con un taglio drastico di eventi collaterali, senza dolci, omaggi o fiori.


Musei, monumenti e siti archeologici di tutta Italia aprono le porte a chi della cultura è innamorato o si vuole innamorare.
Con passione (l’immagine della locandina quest’anno è una interpretazione del «Baciò di Hayez» con la protagonista femminile in blue jeans e giacchetta) ma senza fronzoli.

L’input sembra sia arrivato dalla nuova direzione generale per la valorizzazione: parola d’ordine «no events», tutte le energie e tutte le risorse, vista la crisi, saranno dedicate alla comunicazione.

Anche senza richiami «dedicati», in ogni modo, il week end di San Valentino offrirà occasioni di ogni tipo e per tutti i gusti.

Dalla Valle d’Aosta alla Puglia, centinaia di possibilità per godere dei capolavori dell’arte e dell’archeologia spendendo la metà purché ci si presenti in coppia, marito e moglie, fidanzato e fidanzata, genitore e figlo, amici, coppie gay (fu l’allora ministro Buttiglione, nel 2006 a precisare che la coppia per la promozione va intesa nel senso più ampio).
Senza dimenticare che under 18 e over 65 entrano gratis comunque.

martedì 9 febbraio 2010

Un anno dopo......solo chiacchiere...




Mi limito a trascrive rispettosamente la lettera inviata al Direttore de: “La Repubblica” e pubblicata oggi di BEPPINO ENGLARO, scusandomi con l'autore, anch'io mi pongo una domanda: perché un paese che si definisce “civile e laico” non ha ancora di una legge sul testamento biologico che consenta di scegliere?


Caro direttore, un anno è passato dalla «fine di un incubo».
Era un incubo nostro, degli Englaro, perché avevamo un componente della famiglia in balìa di mani altrui, contro la sua volontà.

Ma credo che questo incubo familiare sia entrato in molte case.
Incontro sempre più persone che vogliono stringermi la mano, salutarmi e dirmi grazie.

Penso che questa gente abbia capito il senso dei diritti individuali di libertà delle persone. Sono convinto che molti si siano resi conto del prezzo che abbiamo pagato.

C'è una questione che viene sempre capovolta. Mi sento dire: «Mai più Eluane».
E cioè, mai più contro la sacralità della vita e la sua indisponibilità.
Ma, secondo me, è l'esatto contrario.
E cioè, nessuno deve avere il potere di disporre di un'altra vita com'è avvenuto per Eluana.

Il miglior modo di tutelare la vita in tutte le situazioni è affidarne le decisioni a chi la vive. Sia a chi è in condizioni di intenderee volere, sia a chi non è più capace, ma ha spiegato che cosa avrebbe voluto per sé.

Che cosa mi diceva Eluana?
«La morte l'accetto, fa parte della vita, ma che altri mi possano ridurrea una condizione di non-morte e di nonvita, no, questo non l'accetto».

C'è chi la pensa in maniera diversa, e lo so bene.
Ma so bene anche che mentre Eluana moriva, il Parlamento aveva organizzato una corsa per approvare una norma che annullasse quello che aveva stabilito la corte di Cassazione. C'era un giudicato e c'erano dei politici che volevano sovvertirlo. C'era una nostra lunga e dolorosa battaglia, e c'era chi voleva farne carta straccia.

Sembrava che quella legge fosse indispensabile per gli italiani.
Che fosse fondamentale per la salvaguardia ideologica di alcuni partiti.
Adesso io vorrei dire: è passato un anno, e la legge non c'è.
Come mai?
A che punto è?

Tutta quella forza d'urto lanciata mentre una ragazza moriva dov'è finita?
Vedo che non hanno capito niente: i politici ne fanno una questione di conflitto di poteri, di chi decide che cosa.

Dimenticano che la corte costituzionale s'è già espressa, avallando l'operato della magistratura di fronte a un cittadino che s'era rivolto a loro per il riconoscimento di un suo diritto.

E se questi politici leggono bene la sentenza del 16 ottobre 2007, capiscono che è perfettamente allineata ai principi della nostra Costituzione.
Se i politici vogliono riappropriarsi, come del resto a loro spetta, del diritto "dell'ultima parola" su temi eticamente controversi, devono tenere conto di quello che è accaduto sinora.

E come diceva Pulitzer, «un'opinione pubblica bene informata è la nostra corte suprema».I sondaggi ci sono, dicono che il mio è il sentire comune.
E invece questa legge, così come viene formulata, non tiene e non terrà.
E poi come non considerare che anche la terza carica dello Stato si è espressa sul tema, mettendo in guardia il legislatore da autoritarismi da stato etico?

I cittadini, come era esasperatamente cittadina Eluana, vogliono essere messi in condizione di assumersi le loro responsabilità.

E non essere trattati come se non fossero responsabili delle loro scelte di coscienza.
Un anno dopo la morte di Eluana, io voglio semplicemente separare la tragedia privata di aver perso una figlia dalla violenza terapeutica.

Non credo che la medicina giusta sia quella che offre una «vita senza limiti».
Eluana un anno dopoè come un anno fa, o diciotto anni fa: un simbolo pulito della libertà individuale.

Ed è nel mio cuore costantemente.