giovedì 24 giugno 2010

IMPETO SELVAGGIO(omaggio alla poesia di Prevert).










“Impeto selvaggio” collages + acrilico- 120x100 - 1999.

Questa è uno delle opere danneggiate durante il nubifragio e conseguente allagamento del 13 Settembre 2008.
La superficie si presentava con tracce consistenti di fango, il disfacimento della supporto cartaceo.

Ha richiesto un intervento di restauro lungo e molto impegnativo: la pulitura, il consolidamento del supporto, la stuccatura delle lacune, la reintegrazione dei filamenti cartacei, la ri-prefugurazione delle forme, sfumature acriliche e fissaggio.

....Vale la pena fare una visita alla Caffetteria dei Portici, dove si trova esposta l'opera.



Ispirazione poetica della poesia:"Questo amore".

La poesia di Prévert è una "poesia scritta" per essere detta e quindi "più parlata" che scritta, fatta per entrare a far parte della nostra vita.
Ciò che esce con prepotenza è il concetto di amore come unica salvezza del mondo, un amore implorato, sofferto, tradito, ma alla fine sempre ricercato.
Uomo eclettico ma la sua fama è dovuta soprattutto alla produzione poetica, dove Prévert dà libero corso all'immaginazione insolita in uno stile vicino alla lingua parlata e alla vita quotidiana.
I suoi temi preferiti sono l'amore, la libertà, il sogno e la fantasia, la compassione, l'umorismo, la satira contro i potenti, l'avversità per l'oppressione sociale.

Le parole alle quali Prévert si affida sono audaci e l'accostamento che crea tra di esse può sembrare a volte brutale o polemico o blasfemo, ma invece è molto più saggio di quanto possa apparire.

I suoi primi testi risalgono al 1930, quando il poeta pubblica sulla rivista Bifur "Souvenirs de famille on l'Ange gardechiourme" ("Ricordi di famiglia ossia l'Angelo aguzzino").
L'anno seguente sulla rivista Commerce, dove lavora Giuseppe Ungaretti come redattore, esce il "Tentative de description d'un diner de têtes à Paris, France" ("Tentativo di descrizione di un banchetto a Parigi, Francia") e recita in un film di Marc Allégret, "Pomme de terre".
Negli anni tra il 1932 e il '37 si dedica attivamente al teatro, e scrive testi messi in scena dal Groupe Octobre, una compagnia teatrale di sinistra.
Lavora anche nel cinema e nel mondo della musica; i testi delle sue prime canzoni, musicate da Joseph Kosma, verranno interpretate da cantanti famosi come Julette Grèco e Yves Montand.
Nel 1938 si trova a Hollywood per continuare la sua attività nel campo cinematografico. Scrive il soggetto per un film di Carnè, il celebre "Porto delle nebbie", interpretato da Gabin.
Gli anni dal 1939 al '44 sono caratterizzati da una discreta attività cinematografica, ma nel '45 riprende l'attività teatrale con la rappresentazione di un balletto cui collabora anche Picasso. È del 1945 la celebre raccolta di poesia "Parole".

Famosa citazione: “Bisognerebbe tentare di essere felici, non foss'altro per dare l'esempio”.

http://www.youtube.com/watch?v=komqQ9m5pUI&feature=related

sabato 12 giugno 2010

"CIELI SU TORINO" Il silenzio e l'insolito.




"CIELI SU TORINO" Il silenzio e l'insolito.
Tecnica mista, acrilico, gesso su pannello di compensato, 150 x 110 (2008).


Questa è uno delle opere danneggiate durante il nubifragio e conseguente allagamento del 13 Settembre 2008. La superficie si presentava con tracce consistenti di fango, il disfacimento della cromia…

Ha richiesto un intervento di restauro lungo e molto impegnativo: la pulitura, il consolidamento del supporto, la stuccatura delle lacune, la reintegrazione della parte gessosa, la ri-prefugurazione delle forme, sfumature acriliche e fissaggio.


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Torino, città surreale, tra luci ed ombre del cielo notturno... Affiora con preponderanza la sagoma del grattacielo, una presenza inquietante che sconvolge la Torino descritta su "Il silenzio e l'insolito”.

La visione che emerge è chiara: un paesaggio antropizzato in cui è evidente la negazione delle premesse territoriali per la tutela l’ambiente e lo spazio pubblico, il passato e la sua storia... con la conseguente perdita della memoria dei luoghi e, talvolta dei luoghi stessi.

domenica 6 giugno 2010

Manovra di guerra Tagli agli stipendi e comprano armi.


Interessante articolo di Mariagrazia Gerinatutti, giornalista dell’Unità.
Domenica 6 Giugno 2010.



Fuori dai ministeri, tra gli statali che da qui ai prossimi tre anni dovranno sacrificare i loro stipendi per versare allo Stato 5 miliardi di euro contro la crisi, il grido pacifista si è già fatto largo: «Vendessero i cacciabombardieri di La Russa». In realtà più che di vendere si tratterebbe di non acquistarne di nuovi. Idea tutt’altro che peregrina.
È quello che sta decidendo di fare la Germania in queste ore, per dire. Il Pd stima che si potrebbero risparmiare almeno 2 miliardi l’anno. Ovvero sei miliardi nei tre anni su cui opera la manovra. Una stima prudenziale, visto che la spesa in armamenti si aggira intorno ai 3,5 miliardi l’anno.

Nella manovra finanziaria di Tremonti, però, di tagli agli armamenti non ne troverete traccia. E sì che in programma il governo italiano non ha solo l’acquisto di nuovi cacciabombardieri. Sul bilancio dello stato, al momento, incombono ben 71 programmi di ammodernamento e riconfigurazione di sistemi d’arma, che ipotecano la spesa bellica da qui al 2026. Tutti passati inosservati sotto lo sguardo vigile del ministro dell’Economia.

Cifre astronomiche
Eppure parliamo di cifre astronomiche, che il governo si è impegnato a versare all’industria bellica per acquistare una varietà incredibile di nuove armi.
La lista è lunga.
Prendiamo solo qualche esempio.
Partiamo proprio dai cacciabombardieri.
Programma di ammodernamento numero 65. Un piano faraonico, che impegna l’Italia a comprare dagli Usa 131 cacciabombardieri F-35.
Aerei progettati per essere invisibili ai radar (solo che nel frattempo i radar si sono evoluti).
Roba da guerra fredda.
Solo nel triennio interessato dalla manovra appena varata l’acquisto programmato sulle casse dello stato per circa 2,5 miliardi di euro. Totale della spesa prevista da qui al 2026: 15 miliardi. Che si sovrappone per altro alla spesa per l’acquisto, già programmato, di 121 Eurofighter (80 sono stati già comprati e c’è ancora un’ultima tranche). Ma andiamo oltre. Al programma numero 67, per esempio.

Si chiama «Forza Nec»: serve a dotare le forze armate di terra e da sbarco di un sistema assai sofisticato di digitalizzazione. Roba da Vietnam, ovvero da conflitti ad alta intensità - la guerra in Iraq era considerata a media intensità. Per ora siamo alla fase di progettazione, che da sola costa circa 650 milioni di euro. L’esborso finale, non ancora formalizzato, si aggirerà intorno agli 11-12 miliardi.

Ma andiamo oltre.
Passiamo ai sommergibili.
Difficile prevedere una battaglia navale nel Mediterraneo che li richieda, eppure nella lista dei futuri armamenti non mancano due sommergibili di nuova generazione. Costo stimato: circa 915 milioni.
Più della metà da versare già nei tre anni della manovra. Una cifra minore ma non per questo più sensata sarà spesa invece per comprare nuovi sistemi di contracarro di terza generazione: 120 milioni di euro.

Cifre da capogiro.
Tanto che lo stato italiano fa fatica a stare dietro agli impegni presi.
E l’industria bellica è costretta a ricorrere alle banche.
Con il risultato che l’indebitamento fa lievitare ulteriormente i costi. Negli ultimi tre anni, l’Italia ha speso in armamenti circa 3,5 miliardi di euro l’anno.

Una cifra destinata a lievitare, tanto più che nemmeno la manovra prova a scalfirla.
Una cifra molto opaca, secondo il Pd, che domani in Commissione difesa del senato presenterà una risoluzione per chiedere che il governo inizi a fare i conti con le armi e con i miliardi che i 71 fatidici programmi continuano a sottrarre al bilancio dello Stato. Sono tutti così indispensabili?
Il Pd chiede di verificarne utilità, tempi d’attuazione e costi. E di adottare quella che definisce una «moratoria ragionata».
Obiettivo: ottenere risparmi consistenti. E costringere il governo ad adeguare la spesa ai costi della crisi. E al modello di difesa adottato alla luce della Costituzione.

L’Italia ripudia la guerra, appunto. E però continua a buttare miliardi in armi, oltretutto (per fortuna) inutili.
Negli ultimi 15 anni infatti le forze armate italiane sono state impegnate in 35 missioni di peacekeeping.
«Ma se dobbiamo portare la pace, che ce ne facciamo dei bombardieri F-35?», osserva il capogruppo del Pd in Commissione Difesa, Gian Piero Scanu, primo firmatario della risoluzione, che illustrerà domani al senato: «Semmai - aggiunge - abbiamo bisogno di addestrare i militari, di provvedere alla manutenzione dei mezzi di trasporto che utilizzano».

Ecco appunto, di quelli invece la manovra si occupa: un taglio di quasi un miliardo in tre anni, che si aggiunge agli 1,5 miliardi di risparmi sul bilancio di esercizio già programmati dalla prima finanziaria del governo Berlusconi. Forse anche per questo quel grido d’allarme lanciato dal dipendente statale pacifista ormai comincia a diffondersi anche tra le forze armate. «Il rapporto difesa-industria va cambiato, ci sono costi e appetiti che lo rendono non ottimale, l’industria non può imporre ciò che vuole», ha denunciato pubblicamente lo stesso sottocapo di Stato maggiore dell’Aeronautica, Maurizio Ludovisi.

«Fin qui il governo non ha ancora risposto: quale è il modello di difesa a cui finalizza la spesa?», osserva Roberta Pinotti, appoggiando l’iniziativa del capogruppo. «Non è che da domani debbano rientrare gli uomini in missione - spiega Achille Serra, vicepresidente della Commessioni -, ma spendiamo soldi per armi inutili ed è doveroso tagliare davanti alla crisi è doveroso».
06 giugno 2010.



MIA CONSIDERAZIONE: "altre spese dove si ferma il taglio di Tremonti...."


1) Per il rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan, spendiamo 51 milioni di euro al mese.
2) Provviste di soldi occultate all’estero e utilizzate per ottenere commesse e appalti. Fondi «neri» che Finmeccanica (principale azienda italiana produttrice di armi per lo sterminio di massa) avrebbe accantonato grazie all’attività di società collegate alla holding.